Questo interessante lavoro risalente al 2012 vede protagonista della ristrutturazione una modesta abitazione di periferia.
Nel dopoguerra nel nostro paese vennero innalzati molti edifici per soddisfare le esigenze abitative del tempo: vi era la necessità di costruire tetti e case relativamente di fretta, a discapito della qualità dei materiali utilizzati. L’obiettivo era creare nuove aree residenziali con una spesa modesta. L’importanza, al tempo, venne data allo spazio e non alla funzionalità degli edifici.
I proprietari della villetta in questione si rivolsero ad Archifor richiedendo il miglioramento delle condizioni termiche dell’abitazione e l’ampliamento in verticale dell’edificio. Lamentavano infatti di esagerate spese per il riscaldamento e avevano la necessità di creare spazio per il figlio con una nuova famiglia. L’intento era ricavare due appartamenti interni all’abitazione.
Un tale progetto era possibile ma non esente da vincoli esterni. La villetta era infatti stretta tra altri edifici, e lateralmente non si aveva un gran margine di lavoro. Il nuovo tetto venne fatto poggiare sul vecchio cornicione per la costruzione di un nuovo piano abitativo. Come si nota, la forma particolare dell’edificio concluso pare fare da eco alla famosa casa capriata.
Per quanto riguarda invece l’efficientamento termico dell’abitazione, la sfida era raggiungere una classe energetica buona partendo da quella pessima esistente. Poiché la casa non era fornita di alcun materiale isolante, si procedette con l’installazione del cappotto termico. Tutte le solette sporgenti vennero foderate sopra e sotto con materiale isolante dello stesso spessore della muratura. Sulla muratura lo spessore dell’isolante era di 18 cm, sul tetto di 35.
Il tetto era infatti la superficie maggiore e più esposta al calore estivo. Si doveva evitare che quest’ultimo entrasse in casa, dissipandolo il più possibile. Gli architetti di Archifor applicarono il concetto acustico del “massa-molla-massa” alla termica, su spessori notevoli. Il principio per l’isolamento acustico prevede che tra due lastre vi sia un’intercapedine contenente dell’aria in funzione di molla. Allo stesso modo, lo strato isolante del tetto dell’edificio previde cinque strati di densità diversa tra loro, per minimizzare l’effetto dell’onda termica penetrante.
Tale operazione venne integrata alla sostituzione degli infissi interni ed esterni e alla realizzazione di due impianti di ventilazione meccanica controllata con sistema di recupero del calore, uno per ciascun appartamento interno all’abitazione. Il risultato finale fu ben vicino al raggiungimento della classe NZEB, un edificio quasi completamente passivo.
Quello qui raccontato fu un cantiere ricco di curiose trovate strategiche. Continua a leggere a proposito delle iniziative che vi si crearono intorno.
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