La termocamera è un dispositivo di rilevazione del calore senza contatto. Inquadrando l’oggetto o la porzione di oggetto di cui vogliamo conoscere la temperatura nel display, ci verrà restituita un’immagine simile a questa.
La fotografia soprastante appartiene alla documentazione di un sopralluogo effettuato dall’Architetto Silvio Gallina. Per verificare che fosse necessario un miglioramento termo-elettrico dell’edificio per cui il cliente aveva chiesto una ristrutturazione, lo Studio Archifor si è servito della termocamera.
Questo strumento funziona attraverso la radiazione infrarossa – invisibile all’occhio umano – emessa dagli oggetti e convertita in segnale elettrico per la creazione dell’immagine termica. Tale processo prende il nome di imaging termico. Gli oggetti più caldi vengono mostrati in una tonalità che varia dal giallo al rosso, mentre ai più freddi appartiene lo spettro cromatico dal verde al blu.
Ma come avviene?
I corpi, animati o inanimati, emettono una luce infrarossa – anche detta radiazione – , che attraverso le lenti termiche della termocamera viene focalizzata dai rivelatori. Attraverso il processore dello strumento, il termogramma – ossia il modello composto dalle “informazioni” raccolte sulle radiazioni infrarosse emesse dall’oggetto in esame – viene convertito in segnali elettrici che creano l’immagine termica che ci viene restituita dalla telecamera.
Le fotocamere termiche possono essere radiometriche o non radiometriche. Le prime permettono di visualizzare la temperatura di ogni pixel dell’immagine, essendo più precise.
Le termocamere vengono ad oggi utilizzate per diversi scopi, principalmente di sicurezza su cantieri ed impianti. Anche nell’architettura ricoprono un ruolo interessante quando si tratta, di sopralluoghi per valutare l’efficienza termica degli edifici, come visto.
Lo Studio Archifor ne ha acquistata una proprio al fine di verificare le differenze termiche tra le diverse zone degli edifici presi in esame così da individuare i ponti termici – zone critiche in cui si verificano dispersioni di calore.
Si tratta di uno strumento utile anche per valutare l’efficienza del cappotto termico. L’architetto Silvio Gallina spiega che se l’immagine della facciata della casa ci appare come costituita di tante “piastrelle” distinguibili significa che i lavori non sono stati svolti correttamente, poiché il colore delle zone dovrebbe essere uniforme. In seguito ad un efficientamento termico, l’edificio si presenta nell’immagine restituita dalla termocamera di un colore omogeneo, senza differenze, perché isolato. Con serramenti datati invece, è facile che intorno alle finestre o alle porte si visualizzino zone più calde o “baffi” di colori tendenti al rosso: si tratta di calore disperso.